La visita ortottica - che cos’è e a che cosa serve?

Quando si parla di visita ortottica si intende quel particolare tipo di esame visivo volto a rilevare eventuali deficit, siano essi muscolari o sensoriali, che possono andare a colpire il nostro apparato visivo. La visita ortottica viene eseguita dall’ortottista – o dottore in ortottica – un professionista sanitario laureato, specializzato appunto valutazione dei disturbi della motilità oculare e della visione, come della relativa fase di riabilitazione e, soprattutto, di prevenzione degli stessi. 
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La visita ortottica - che cos’è e a che cosa serve?

Eseguire una seria ed accurata visita ortottica potrà avere un’importanza assolutamente cruciale nella prevenzione e nella diagnosi di tutta una serie di disturbi, tanto comuni quanto fastidiosi e da non trascurare assolutamente. Una adeguata visita ortottica sarà in grado di rilevare, anche ben prima del loro manifestarsi, le varie forme di strabismo, l’ambliopia – comunemente chiamato ambliopia – e altri disturbi che possono causare alterazioni del campo visivo e difetti posturali.

La visita ortottica esamina non solo la perfetta efficienza della reattività e della mobilità dei muscoli dei nostri occhi, ma può anche essere utile nel rilevare eventuali casi di particolare sensibilità al contrasto cromatico o persino possibili difficoltà del paziente a percepire correttamente i colori. Una non adeguata percezione dei dettagli, come del resto una non ottimale visione binoculare, può comportare facilmente una sensibile diminuzione delle capacità e abilità motorie nell’adulto e persino dei ritardi nello sviluppo qualora si tratti di un bambino.

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Quando è più opportuno eseguire una visita ortottica?

Sottoporsi ad una visita ortottica con cadenza periodica è generalmente raccomandato sia agli adulti che ai minori. Negli adulti, la visita ortottica è rivolta per lo più a coloro che risultino affetti da patologie del sistema visivo, ossia qualora vengano lamentate problematiche posturali e alterazioni del campo visivo.

Tra le altre eventualità tali da rendere particolarmente utile, quando non persino necessaria, una visita ortottica su un paziente adulto rientrano i casi di affaticamento oculare, che sempre più spesso sono diretta conseguenza di eccessive e insalubri abitudini e ritmi lavorativi, a volte tali da rendere persino necessario un trattamento di riabilitazione ortottica per prevenire danni ulteriori e più gravi.  

Prevenire ed eventualmente intervenire in senso riabilitativo laddove sopraggiunga l’astenopia – nota anche come sindrome da affaticamento visivo – è infatti una necessità sempre più impellente e che riguarda un numero sempre maggiore di soggetti adulti, considerata la sempre maggiore esposizione prolungata ai monitor dei computer e, in genere, a dispositivi digitali retroilluminati.

Nel caso dei bambini, la grande importanza di questo tipo di esame è ribadita nel relativo protocollo dedicato alla prevenzione pediatrica, in virtù del quale si è soliti fissare dei periodi di tempo prestabiliti in occorrenza dei quali è assolutamente doveroso ed opportuno sottoporre i bambini ad una visita ortottica:

  • Tra i primi sei e otto mesi di vita: una visita ortottica eseguita in età neonatale permette di rilevare eventuali difetti visivi di particolare gravità, tali cioè da poter compromettere una capacità visiva ottimale. Proprio in virtù dei rischi conseguenti, una loro tempestiva individuazione li renderà più facilmente correggibili e in ogni caso permetterà una concreta limitazione dei danni.
  • Tra i primi due e tre anni di vita: è il momento chiave in cui rilevare problemi come l’ambliopia, o volgarmente occhio pigro, considerata anche la capacità del bambino di collaborare con il medico e distinguere forme, colori e simboli.
  • Tra i cinque e i sei anni: con l’avvento dell’età prescolare, il bambino raggiunge un ulteriore e maggiore grado di interazione con il medico, tale da rendere l’esame ancora più approfondito. Lo scopo principale sarà in tal caso quello di saggiare il regolare progresso del sistema visivo del bambino e che non si presentino difficoltà tali da ripercuotersi sulla sua capacità di leggere e scrivere.

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